I Voltolina, una famiglia di marinai
I Voltolina, una famiglia di marinai e appassionati di mare. Tra i Soci del Diporto Velico Veneziano vale la pena di approfondire le avventure marinaresche della famiglia Voltolina, come riporta l’articolo del Socio e giornalista Silvio Testa che ripercorre la storia di Aldo Voltolina nell’articolo “La storia vera di un topo nel regno della Bora”, un grandissimo atleta amante della vela e dell’avventura per mare che nel 1926, all’età di 15 anni, a bordo del topo di famiglia arrivò assieme a degli amici pressoché coetanei fino a Sebenico. Le avventure della famiglia Voltolina continuarono e, a pochi anni dalla nascita del DVV nel 1955, Aldo si iscrisse, iscrivendo anche il figlio Alberto per tutti “Bebo”, che fin da subito nutrì forte passione per il mare, tanto da iniziare a soli 10 anni una breve carriera sportiva sui Dinghy 12, partecipando alle regate organizzate dai circoli cittadini. Negli anni 60, la famiglia decise di acquistare una Bragagna, rigorosamente senza motore, con la quale passarono le vacanze estive veleggiando lungo le coste della Croazia fino alla città di Zara.Gli anni passarono e tra il 1970 e il 1980, Aldo decise di vendere la Bragagna per acquistare dall’amico Nino Giuponi una scialuppa armata al terzo, mentre nel 1978 Alberto acquistò un Trabaccolo che a seguito di un lungo restauro, nel 1992, assieme a tre amici sloveni, partì dalle Canarie per partecipare alla regata organizzata per la commemorazione dei 500 anni dalla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. I giorni di regata che servirono per attraversare l’Oceano Atlantico, come racconta Alberto, furono 30 e fu una regata molto impegnativa con il Trabaccolo, soprattutto negli ultimi giorni caratterizzati da bonaccia e vento contrario a causa di un uragano che modificò i venti, posticipando l’arrivo a San Salvador di 3 giorni. Durante l’attraversata l’attrezzatura di bordo data in dotazione dall’organizzazione si ruppe in gran parte; dal generatore ai pochi strumenti dell’epoca, così Alberto riprese in mano le vecchie tecniche, tracciando la rotta con il sestante.Conclusa l’esperienza della regata, Alberto decise di vendere il Trabaccolo oltre Oceano, che nel 2011 il figlio Agostino ritrovò perfettamente navigante in Nuova Caledonia, dove veniva impiegato per portare le persone diversamente abili a vedere le balene. Bebo, rientrato a Venezia una volta giunto all'età della pensione, acquistò un 42 piedi disegnato dal progettista Alan Buchanan battezzandolo “Quarnaro”, come il topo del padre Aldo, barca che attualmente è presente in darsena e con la quale Alberto con i figli Alvise e Agostino e i nipoti, passa le vacanze e partecipa alle veleggiate del Circolo. Pochi mesi fa, sempre con la stessa energia, Alberto ha acquistato un sandalo a remi, convertendolo a vela, per tenersi in forma vogando e veleggiando per la laguna. Oggi, a tramandare la tradizione di famiglia nella Squadra Agonistica Laser del DVV, c’è il nipote di Alberto, figlio di Alvise che porta il nome del bisnonno Aldo e partecipa attivamente agli allenamenti e a tutte le regate selezionate per il programma agonistico.
La storia vera di un topo nel regno della Bora
< Torna alle news